A NATALE PALLA ROSSA DEL CUORE A CENTROCAMPO 

Natale si stava avvicinando e mentre le vetrine lo mostravano sfacciatamente, Fabio avrebbe voluto coniare una nuova parolaccia quotidiana o una scusa per non viverlo mai, quell’Avvento. Perché sarebbe stato l’ultimo. L’ultimo in quella casa. L’ultimo da uomo sposato.

Quel suo essere in procinto di recitare l’ultimo atto da marito era una novità di qualche giorno prima, quando la consorte gli aveva fatto recapitare dall’avvocato una sorprendente richiesta di separazione che l’avrebbe costretto a vivere gli anni a venire con un budget mensile da senzatetto.

Ma quel 10 dicembre, come se niente fosse, sarebbero arrivati i quattro figli, da anni fuori casa, per addobbare l’albero e lui aveva l’ordine di non dire nulla «per non rovinare le feste ai ragazzi» aveva sibilato lei. 

Fabio, uomo mite e incline all’obbedienza, si era attenuto al diktat, ma aveva altresì escogitato un piano confessato solo al gatto. Sapendo che da quel giorno ci sarebbe stato un viavai di nuore e nipoti per depositare i doni sotto le fronde, l’uomo aveva deciso di liberare il suo silente grido personalizzando gli addobbi.

L’albero venne così allestito fra risate e sorrisi ma, già da quella notte, si arricchì della minuscola scritta “Che palle!” tracciata da Fabio con il pennarello indelebile su una preziosa coppia di sfere antiche posizionate in alto.

La manovra passò inosservata a tutti tranne che alla nipotina Dora di anni 6 che, montata un pomeriggio sulle spalle del nonno, lesse la scritta ad alta voce.

A seguire, all’interno delle sfere apribili che la famiglia riunita avrebbe dischiuso la notte di Natale, comparvero la sua fede nuziale dipinta di nero, la lettera dell’avvocato formato mignon, un escremento del gatto pitturato di rosso e biglietti con imprecazioni varie, tutte diversamente originali. 

I parenti, che andavano e venivano da casa osservando curiosi le sfere nelle quali si intravvedevano via via nuovi contenuti, sorridevano all’idea di cosa avrebbero svelato giacché la tradizione delle palle apribili era sempre stata foriera di sorprese quali bimbi in arrivo, traslochi, progetti, pensieri d’amore.

“Già, pensieri d’amore - pensò Fabio - dove erano naufragati i suoi?» 

Mentre la vigilia gli stava galoppando addosso e la sua angoscia se ne stava compressa e pronta a esplodere all’interno delle sfere, Fabio si sentì attaccato allo stesso filo dal quale pendevano le nuove palle di quel Natale, palle che, nel deserto riarso dei sentimenti, avrebbe voluto prendere a calci perché diventassero quantomeno boati da goal di campionato. 

Uscì dalla sua camera seguito dalla coda complice, la casa era avvolta dal silenzio della notte, andò in sala e, nell’infilare furtivo in una palla il suo fischietto da ex arbitro, pensò: “Sto per nascere anch’io, come Gesù, fra mille difficoltà. Palla rossa del cuore a centro campo, allora, la finale di coppa è ancora tutta da giocare e il fischio d’inizio, stavolta, dipende solo da me”. 

Tornò a letto e si infilò sotto il piumone insieme al gatto e a un’inaspettata leggerezza. Gli sembrò di udire un fischio e sorrise immaginandosi il suo calcio d’esordio. “Dopo tutto - pensò - non c’è mai stata fine senza nuovo inizio. Da tempo immemore”.

 

 

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#10dicembre2022
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