SONO HOMO SAPIENS O HOMO IDIOTICUS?

«Quando ero bambina, a Brescia i negozi che vendevano banane erano due: uno in Corso Garibaldi e l’altro in Porta Venezia. Avevano il casco appeso fuori e man mano i frutti si maturavano, li si poteva acquistare - raccontano i 90 anni di zia Marisa -

Il latte si andava a prendere in latteria consegnando la bottiglia di vetro vuota che veniva acquistata la prima volta. Idem per l’olio.

Lo zucchero si comprava sfuso in fogli di carta azzurro/blu con i quali poi si ricoprivano i libri, mentre la carta gialla di formaggi e salumi veniva usata per assorbire i grassi e poi, ridotta in pallottole, per accendere la stufa.

In casa avevamo la cucina economica con la quale ci si scaldava, si cucinava al forno o in padella e si asciugavano i panni.

I pannolini dei bimbi? Pezze triangolari di cotone che si lavavano.

Con il fronte e il retro delle camicie, dopo aver rigirato colletto e polsini logori e averle accorciate a mezze maniche, si confezionavano i boxer lunghi che si usavano anche per fare sport;

ricordo mio padre che, quando andava a giocare a pallacanestro, si toglieva i calzoni ed era già pronto.

Ogni settimana passava l’uomo del ghiaccio; i salumieri ne acquistavano una stecca intera (un parallelepipedo lungo circa un metro) mentre a noi ne bastava un quarto.

Lo mettevamo nel ripiano alto della ghiacciaia, un mobiletto ben coibentato rivestito di zinco, e nei ripiani sottostanti riponevamo il cibo. In estate il carretto del ghiaccio aveva un macinino a manovella e vendeva le granite. 

Con la carta da giornale facevamo tanti ottavi che infilavamo in un gancio in bagno e usavamo per pulirci.

Gli scarti delle verdure e della frutta venivano dati ai maiali; nel nostro cortile abitavamo in 6 famiglie e avevamo un unico bidone dell’immondizia che, una volta a settimana, veniva svuotato anche se non era mai pieno».

Scorrono nelle parole della mia meravigliosa zia i ricordi di un tempo in cui non era necessaria la raccolta differenziata perché il problema veniva risolto a monte riutilizzando quasi tutto.

La storia dei rifiuti ci racconta l’evoluzione delle civiltà e le isole di plastica nei nostri oceani ci parlano dei giorni nostri e di noi, uomini teoricamente evoluti, che usiamo e gettiamo, che critichiamo il consumismo ma cambiamo gli oggetti quando non luccicano più e che, allontanata la monnezza da casa, reputiamo risolto il problema.

Se ci obbligassero, per un mese, a tenere tutto ciò che scartiamo in camera da letto, quante idee virtuose in tema di riduzione e riutilizzo degli scarti ci inventeremmo? 

Osserviamo i nostri comportamenti: possiamo continuare a trasformare il mondo in una discarica ma, prima o poi, il pianeta risolverà il problema alla radice scrollandosi di dosso il rifiuto più tossico e pericoloso che ci sia: l’uomo.

L’alba di quel giorno dipende dalla consapevolezza e dalla volontà condivisa di modificare le nostre abitudini quotidiane perché, essendo organi dello stesso corpo, non possiamo salvarci da soli.

Vogliamo smetterla di farci male e di seminare distruzione?

Chi vogliamo essere?

Homo sapiens sapiens o piuttosto homo ignarus, homo insipiens, homo idioticus?

  

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#22aprile2023
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