DIVERTIRSI E NON ESSERE MAI FELICI
«Come è emerso in me il pensiero fisso che la vita fosse uno schifo, me lo ricordo benissimo. Era la vigilia di Natale del 1986 e, chiuso in camera mia, stavo ascoltando musica heavy metal a tutto volume. Nonostante fossi giovanissimo, la mia esistenza si riempiva di alcol, droga e gruppi Rock inneggianti alle tenebre e alla ribellione.
Il mio idolo era Tommy Kiefer, il chitarrista dei Krokus. Tommy aveva fama, soldi, avventure e migliaia di fan, lui sì che era felice. Io, invece, mi sentivo vuoto e aggiungevo alle droghe leggere quelle più pesanti nel tentativo di placare la voragine interiore che, inesorabilmente, si ingrandiva.
Ma un orizzonte l’avevo: Tommy. Fino a quel mercoledì di dicembre quando il mio “dio rock star” si suicidò uccidendo in me la convinzione che, per star bene, bastasse diventare come lui.
Il pensiero che non valesse la pena vivere e che l’unica soluzione fosse farla finita, iniziò a impossessarsi di me.
Mia madre, che pregava sempre per la mia salvezza insieme a un gruppo di preghiera, in un viaggio a Medjugorje si era convinta che la Madonna mi avrebbe aiutato.
Si inventò così un espediente per spedirmi laggiù insieme ad altri pellegrini.
Che incubo!
In quella terra di pietre non c’era nulla, nemmeno un bar. Non andai mai in chiesa, né sulla collina delle apparizioni, né sul Krizevac; l’unico mio interesse erano le coltivazioni di tabacco.
Tornato a Bolzano tutto ricominciò come prima, anzi peggio, perché iniziai a spacciare.
Qualche tempo e il degrado mi trascinò nel fondo del burrone dove ogni respiro si imputridì di morte.
Erano passati due anni dalla mia visita a Medjugorje quando mia mamma mi propose di tornarci. Stranamente acconsentii come se laggiù ci fosse qualcosa di strano lasciato in sospeso».
In quella terra di sassi e rabbia, Roland Patzleiner fu avvolto dalla gioia che colma chi sfiora lo sterminato oceano della pace e da una presenza dolcissima che gli diceva: «Ti amo così come sei».
Fu un nuovo inizio. Non solo sparì in lui il bisogno di drogarsi, ma sperimentò nel profondo ciò che rende compiuta l’esistenza umana. Finalmente il suo baratro interiore poteva riempirsi dell’Amore che tutto può.
Si sentì preso per mano dalla Madre amorevole e guidato nel cammino non privo di difficoltà che attende chi, stanco di arrancare contando solo sulle forze del proprio ‘io’ figlio della terra, scopre di essere figlio di D-io e di avere un Padre amorevole e onnipotente al quale poter affidare ogni problema.
Il percorso di Roland fu lungo e faticoso ma, grazie alla forza della preghiera e alla comunità religiosa di autentici amici che camminarono al suo fianco, riuscì a uscire dalle sabbie mobili delle dipendenze e ad abbeverarsi alla fonte della gioia.
Lui che sognava di girare il mondo con la chitarra come Tommy, oggi abita a Medjugorje, compone musica sacra e vola da un continente all’altro per animare grandi incontri suonando, cantando e portando la sua testimonianza… perché ci sono orizzonti spezzati che la vita ricompone e restituisce ammantati di grazia.
E giorni che si colorano di sempre nuovi grazie.
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