UOMINI O FANTINI? SIAMO CIO' CHE SCEGLIAMO

Ne ho incontrati due, questo mese, di uomini ‘fantini’. Situazioni diverse e anni uno il doppio dell’altro, ma stessa fermezza interiore.

Il primo è Virgi, un magnifico baffo che la premurosa consorte riempie di attenzioni e che, alla boa dei 50 anni di matrimonio, non manca di stimolarlo e, altresì, di riprenderlo.

«Non devi parcheggiare qui ma all’ombra» esclama lei in un assolato lunedì di giugno giustamente preoccupata per le pietanze deteriorabili che lasceranno in auto e, mentre lui piazza la vettura in pieno sole, lei abbassa la voce e commenta «Non mi ascolta mai».

Scendono dall’auto e si allontanano. Virgi è immerso nei suoi pensieri e si accorge della frase che la moglie gli sta ancora ripetendo, dopo qualche metro.

Solerte torna alla macchina, la sposta oltre la curva sotto l’ombrello profumato dei tigli, raggiunge la dolce metà che, con alcune amiche, lo sta aspettando davanti a un imponente castello medioevale e, sorridendo, racconta loro la storia di quel maniero fermo nel tempo.

Nessun rimbrotto a lei. Nessuno strascico della piccola incomprensione. Solo il desiderio di godersi la giornata in armonia.

Fra le mura domestiche Virgi, quando le attenzioni della moglie diventano ‘zanzarose’, non inveisce, semplicemente tace e lei capisce di aver esagerato. Il tempo di un soffuso silenzio e l’armonia torna a ingentilire l’ambiente.

E uno dirà: "Per forza! Attorno agli 80 anni si diventa saggi”. In effetti così dovrebbe essere, ma invecchiare significa avanzare nell’età e non far fruttificare le lezioni della vita; evolve solo chi lavora su di sé, continuamente.

Quando sento frasi dette con stizza come: “Sei cambiato, una volta non eri così!”, mi dico: “Meno male!"

Chi non muta resta fermo alla casella del via, pietra immobile che non vedrà mai altri paesaggi mentre, chi si lascia erodere dal turbinio quotidiano dei flutti, si trasforma, talvolta si spezza e, divenuto sasso sganciato dai granitici “so tutto io”, inizia a viaggiare nel tortuoso e affascinante fiume dell’esistenza.

Poi c’è Valerio, un ragazzo che è stato aggredito verbalmente da un soggetto rabbioso. Il gallo con il petto gonfio gli ha sputato addosso, coram populo, insulti oltraggiosi e accuse mendaci.

Valerio, ancorato alla ferma determinazione di sé, è rimasto impassibile.

Con un tumulto interiore devastante che l’ha corroso per tutto il giorno, con un’energia vulcanica che gli avrebbe fatto spaccare la faccia al piccolo uomo, Valerio ha pensato al bene del suo bimbo che stava assistendo alla scena, e non ha mosso né mani né parole. 

Quanto forti rende l’amore? E quanta potenza interiore c’è in chi riesce, nel momento dell’istinto primordiale, a controllarsi e a decidere come comportarsi?

È la differenza tra l’essere in sella a un cavallo indomabile che va dove vuole lui, o essere l’audace fantino che conduce il suo destriero lungo prati annaffiati di sole per galoppare, criniere al vento, verso la gioia della consapevolezza.

Essere animali o uomini, cavalli o fantini, è una decisione quotidiana che ci trasforma passo dopo passo perché, diceva Eraclito, ogni giorno, quello che scegliamo, quello che pensiamo e quello che facciamo, è ciò che diventiamo (Eraclito)”.

 

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