SIAMO FELICEMENTE IMPRENDIBILI

Forse è perché ci si cresce, con un po’ di contrario dentro, che non lo si riconosce più come tale. Si inizia con le mezze bugie usate per addolcire i primi dolori della vita e si finisce con un carnevale quotidiano che, a furia di travestire il falso da vero,

infila l’indicibile verità sotto il tappeto rendendola come il pollo surgelato che il mio cane aveva rubato di notte dal lavandino, nascosto in cantina e poi dimenticato: il fetore di quel che si occulta, prima o poi, emerge sempre. 

Sta di fatto che siamo così abituati alla menzogna camuffata da verità che quando è stata promulgata in Italia la legge sulla privacy, lì per lì non ci siamo accorti della fregatura; come avremmo potuto?

Privacy significa «riservatezza» e indica “quell’insieme di informazioni personali sulle quali desideriamo mantenere il riserbo, escludendone l’accesso ad altri (Treccani)“;

a nostra tutela veniva persino creata la figura del Garante della Privacy e quella che sembrava una buona notizia si è trasformata, oggi, nel personaggio il Grande Fratello del romanzo ‘di Orwell “1984” che, con le telecamere, sorveglia e reprime il libero arbitrio dei cittadini.

Ricordo una sera di aver visto il bel film “La forza del campione” e di aver ricevuto subito dopo sul cellulare (che era nella stanza a fianco) la pubblicità del libro dal quale è stata tratta la pellicola. Se non è Grande Fratello questo!

Qualcuno dirà che non è stata infranta alcuna legge perché sono stata io ad acquistare il cellulare e a dargli il consenso di violare la mia privacy ascoltando, immagazzinando e commercializzando i miei dati.

Tutto vero se non fosse che, invece di spiegarmi che per usarlo avrei dovuto accettare di vendere tutto di me (pensieri, desideri, interessi, paure), praticamente di prostituirmi, mi hanno chiesto se accettavo il diritto alla riservatezza chiamando privacy la non privacy.

Adesso che ci è comodo e a tratti indispensabile avere il mondo a portata di click, come la recuperiamo la vendita a senso unico di noi stessi che è diventata una svendita dell’umanità su larga scala? 

Le soluzioni ci sono, ma qual è il prezzo da pagare? Siamo merce preziosa e la bella notizia è proprio questa; se restiamo centrati nel cuore, il nostro valore sarà talmente alto che nemmeno il Grande Fratello ci potrà comprare perché, come si legge in “1984”,

«avrebbero potuto analizzare e mettere su carta, nei minimi particolari, tutto quello che s’era fatto, s’era detto e s’era pensato; ma l’intimità del cuore, il cui lavorio è in gran parte un mistero anche per chi lo possiede, restava imprendibile».

È così: siamo felicemente imprendibili o, meglio, inafferrabili quando viaggiamo verso il centro di noi lungo il sentiero gioioso che ci porta non più ad avere un cuore, ma a esserlo.

E lì, nell’intima essenza di chi siamo, nessuno può né venderci né comprarci perché, mentre i desideri della mente ci fanno sentire incompleti trasformandoci in merce da bancarella, il cuore è completo, cioè ha tutte le sue parti e non necessita di alcunché.

“Beati i puri di cuore”, in-dividui centrati e non commercializzabili perché liberi di esistere al di sopra di ogni convenzione umana.

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#14ottobre2023
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