AQUILA O AQUILONE? LA DIFFERENZA È UN FILO

«Avevo 4 anni quando mia madre entrò in ospedale. Ero preoccupato: per la prima volta sarebbe mancata da casa 14 giorni. L’intervento andò bene, ma lei si addormentò. Quel sonno, mi dissero, si chiamava coma.

Due anni dopo fu papà a darmi la notizia: “La mamma si è svegliata, corriamo da lei". Partimmo trepidanti ignari che il suo cervello avesse cancellato, oltre a noi, 10 anni di vita.

Mamma ci mise 2 inverni per tornare a una sorta di normalità e papà altri 2 per ammalarsi e morire». 

Ha 10 anni, Marco, la nuova sofferenza è un macigno immenso e in terza media, per sopportarlo, inizia a tagliarsi. L’ha visto fare ad alcuni ragazzi e gli hanno spiegato che quando ci si fa male tutto il resto sparisce: dolore scaccia dolore.

Ci prova. Funziona. Inizia a incidersi le braccia più volte al giorno, ne ha bisogno per sopravvivere. 

Poi l’incontro. È sempre un incontro a salvarci.

Nella sua scuola viene invitato Giampietro, il padre di Emanuele Ghidini, il sedicenne che il 24 novembre del 2013, alterato da una droga allucinogena, annegò buttandosi nel fiume a Gavardo.

Giampietro riuscì a rialzarsi e da quel giorno, insieme alla sua famiglia, si dedica anima e corpo a salvare i ragazzi, un Emanuele alla volta. In questi 10 anni, nel corso di oltre 2300 incontri, Giampietro ha sfiorato il cuore di mezzo milione di anime.

Marco, quel mattino, sentì non solo di avere un padre, ma che esisteva un altro modo per affrontare il dolore: accettarlo e utilizzarne l’energia per realizzare i propri sogni. A fine incontro il tredicenne si gettò nelle braccia di Giampietro: finalmente non era più solo.

Oggi Marco è rinato, sua madre non sta bene ma, oltre all’affetto di papà Giampietro e alle cure amorevoli di zia Stefania, ci sono le canzoni che compone (sono su Spotify a nome Nefil) e la scuola che frequenta per diventare produttore.

Trovo magnifiche le parole del brano “Con me”: «È stato tutto quel dolore a farmi meglio adesso» canta.

«I genitori si preoccupano che i figli siano economicamente indipendenti - dice il ventenne sul palco della Fondazione Ema Pesciolino rosso - ma spesso non si preoccupano della loro indipendenza emotiva senza la quale non si va da nessuna parte; è quella che ti fa credere che tu, proprio tu, puoi fare qualcosa e puoi farlo bene, è lei che ti dà la forza di seguire le tue passioni e non le tue depressioni».

Quella di Marco, prima di essere la storia di una vita frantumata dall’autolesionismo, è la dimostrazione che raccogliere i brandelli di sé è possibile quando qualcuno ti insegna a volare con le tue ali.

Chi vuole il tuo bene, infatti, non desidera legarti a sé con il cappio della dipendenza, ma solo mostrarti che, nel profondo, hai già tutto quello che ti serve per decollare.

Sei un’aquila che può volare ad altezze insondabili verso il sole senza chiudere gli occhi, non un aquilone legato a una corda.

Tu puoi sconfinare al di là del cielo ed essere “un fiore che fugge dal suo stelo esile per andare a fiorire di nuovo più lontano (L’aquilone - G. Pascoli)” per profumare ancora e ancora… perché la differenza fra l’aquila e l’aquilone sta solo in un filo, un filo che la consapevolezza di Chi sei può prendere in mano. In qualsiasi momento.

ASCOLTA IL BRANO DI MARCO "CON ME" LINK

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