UN PUNTO SULL'ALMANACCO DEL NOSTRO CUORE

Veloce carrellata: pare che la ruota abbia visto la luce oltre 5000 anni prima di Cristo. Cito a seguire alcune delle invenzioni successive: la carta 105 d.C., la stampa 1455 d.C., il microscopio 1590 d.C., il telescopio 1607 d.C., la macchina a vapore 1769 d.C., la lampadina 1879 d.C., le automobili 1886 d.C., la penicillina 1928 d.C., il DNA 1953 d.C. etc…

Ci sembrerebbe strano, oggi, non poter disporre anche solo di una di queste scoperte, ma non ci sembra strano rinunciare o ignorare Colui che ha spaccato la storia fra il prima e il dopo la sua nascita.

Quando Padre Simone al Santuario del Carmine di San Felice d/B mi ha fatto riflettere su questa argomentazione, mi sono detta: cosa rappresenta, per me, questo a.C. e d.C.?

Nessuno sa quando sia nato Gesù, ma la data venne fissata nel giorno con più ore di buio, il Solstizio d’inverno (che cadeva il 25 dicembre, festa del Sol Invictus, invitto, mai sconfitto), allorché il bambinello venne posizionato al centro della storia e assurto a simbolo della luce che si fa spazio fra le tenebre.

Quel giorno sta per bussare alla nostra porta; festeggiamo la nascita di Colui che ha squarciato in due il calendario dell’umanità o celebriamo le abbuffate che ci appiopperanno chili da smaltire e regali effimeri?

In quest’ultimo caso, che sembra prevalere, che senso ha augurarsi “Buon Natale”?

«Auguri di cosa?» ho chiesto di recente al mio amico Alberto che me li aveva appena fatti.
E lui, stupito: «Natale! Non lo festeggi?»
«Sì, ma mi chiedo cosa rappresenti per chi me lo augura. Per te?».
Alberto: «Semplicemente un’occasione per salutare gente che altrimenti non avrei occasione di vedere».

Tutto qui?

Eppure ho visto persone che grazie a Gesù sono radicalmente cambiate. Il loro sguardo si è accesso. Il loro cuore si è intriso di una pace che non si trova nei centri commerciali (li chiuderei tutti). Niente è stato più come prima.

Il nostro cammino, se lo permettiamo, potrebbe venire sezionato in due dall’incontro con l’Amore incondizionato in grado di travolgerci e far emergere chi veramente siamo oltre muscoli e insicurezze. Non è forse questa l’unica scoperta che ha senso fare?

Sono sempre stata affascinata da religioni e filosofie ma, dopo un lungo peregrinare, mi sono resa conto che nel messaggio di Cristo c’era già tutto.

Il che non significa che non ci siano altre strade per scoprire il senso della vita, naturalmente, ma solo che per ognuno di noi c’è un punto di datazione sull’almanacco del nostro cuore dove le domande convergono e si sgretolano. Trovare quel fulcro è fondamentale.

Fermiamoci, allora. Come possiamo viverlo, il Natale, se siamo impegnati a mettere in scena una festa che chiamiamo natale, ma che Natale non è?

Natale è ascoltare l’anelito a rinnovarci che ci parla nel profondo quando ci smarriamo in questa corsa inquieta che chiamiamo vita.

È farci trovare a casa quando arriverà il corriere dei doni che non svaniscono.

È il coraggio di accogliere il punto zero del nostro esistere perché “nascere non basta. È per rinascere che siamo nati (P. Neruda)” e per diventarlo, il nostro Natale.

Buon Natale. Di cuore.

 

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