IL RASTRELLO E IL DONO-PER NOI
Il tavolo di cristallo intorno al quale molte anime sedevano era al centro di un salone con ampie vetrate affacciate su di un parco pieno di sole e allegria.
La prima a parlare fu Corinne, un’anima coraggiosa: «Sono pronta ad andare sulla Terra - disse - per imparare a perdonare».
Dante esclamò: «È una sfida tra le più difficili e dolorose, ma ti aiuteremo; io sarò tuo padre e ti ostacolerò in ogni modo per fornirti abbondante ‘materia' da perdonare».
Giulio: «Anch’io voglio esserci in veste di marito problematico; sarò un ottimo ‘stimolo’ quotidiano».
«Io ti tratterò ingiustamente sul lavoro - disse Sara - potrai esercitarti molto anche con me».
Altre anime si accordarono per incontrare Corinne a varie tappe del suo percorso, alcune per aiutarla a ripassare la lezione, altre per sostenerla e la riunione ebbe termine quando il piano di vita di ognuna fu pronto.
Si abbracciarono commosse ed esaltate per la nuova sfida e, dopo la nascita, come da regolamento generale, le loro memorie vennero azzerate.
Corinne crebbe in una famiglia numerosa e, terminate le scuole medie, Dante, padre duro e inflessibile, la mandò in fabbrica. «Papà - supplicava lei - ho la borsa di studio, perché non posso diventare maestra?» E lui, secco: «Vai a lavorare come i tuoi fratelli che ce n’è di bisogno».
Corinne chinò il capo e obbedì ma, non appena a 16 anni riuscì ad avere una bicicletta, si iscrisse alle serali. Dante era contrario e non la facilitò in nulla; le magistrali distavano parecchio e, anche sotto la pioggia battente, la ragazza non mancò mai una lezione.
Una volta diplomata frequentò ogni mattino l’anno di tirocinio grazie all’ottenimento in fabbrica del turno che finiva alle 22. Dante fu sempre aggressivo, anaffettivo e ostile ma la giovane, lavorando su di sé, imparò a perdonarlo.
Giulio si innamorò a prima vista della giovane maestra, violenze verbali e fisiche incorniciarono i loro anni di matrimonio e la donna, nel tempo, elaborò e sganciò anche il peso di quel dolore.
Sul lavoro Sara fu perfida nel tiranneggiare Corinne che, a fatica, lasciò andare le ingiustizie subite perché «il per-dono - comprese negli anni - è un dono-per me, non certo un darla vinta alla collega».
Un anziano consumato dal mare, un giorno, mi disse: nasciamo con un rastrello attaccato alle spalle e, man mano camminiamo, lui raccoglie di tutto, dalle ramaglie rabbiose, ai tronchi di dolore ma, ci pensi? Quanto difficile è trascinarci dietro tutta quella roba?».
Il vecchio mi fece anche riflettere sugli incontri mai casuali e, nel ricevere e adattare questa storia buddista, opera di un anonimo, al vissuto reale di Corinne, mi sono chiesta: quanta pena ci dà sia il non attivare lo sguardo del cuore nei confronti degli altri attori che interpretano la loro parte sul palcoscenico dell’esistenza, sia il non accorgerci degli irrisolti ancora incastrati fra i nostri rebbi?
Pulire il rastrello ci permette di viaggiare leggeri, è un dono-per noi attori di questa bizzarra follia chiamata vita, noi che, attraverso gli occhi della consapevolezza, possiamo riconoscere la recita delle altre anime e, perché no, magari farci anche l’occhiolino.
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