QUANDO L'ARTE SCATENA BOATI DI GIOIA

Si chiama Carlo ed è un uomo straordinario. Potrei elencarne i successi, ma non è questo il punto; ciò che fa di lui un in-dividuo fuori dall’ordinario è l’essere, per l’appunto, non-diviso, cioè totalmente coerente con se stesso perché connesso alla sua anima. 

Da bambini siamo tutti collegati alla Fonte, ma poi ci sganciamo e riconnetterci è, o dovrebbe essere, il nostro scopo esistenziale. Grazie al “Campo di grano con volo di corvi” di Van Gogh, Carlo non si è mai disconnesso… sì perché tutto è iniziato da lì, da una rivista sfogliata per caso a sei anni e dall’immensità che gli si è riversata addosso nel percepire la forza dirompente di quell’immagine. 

Carlo l’ha ritagliato, quel nero alato correre su fili d’oro, un boato di gioia che lo deliziava e sconvolgeva al tempo stesso.

Fu il primo segno di un destino annunciato perché, con gli occhi in grado di vedere oltre la forma, Carlo ci era nato e osservando un quadro riusciva e riesce a cogliere l’emozione che l’ha originato intuendo altresì l’autenticità o la falsità dell’opera.

Perché l’anima, la verità, la percepisce. Sempe.

Di cognome fa Pepi, è direttore della sezione reparto falsi e contraffazioni di Artwatch International di New York e, nel campo dell’arte, è un autodidatta che da sempre sgomina stuoli di critici grazie all’innato talento e alla passione che l’hanno portato a collezionare oltre 20mila opere appartenenti a 3500 artisti sia sconosciuti, ma meritevoli, sia conosciuti come Fattori, Lega, Viani, Viviani, De Chirico, Braque, Mirò, Wharrol, Vedova, Schifani, Fontana, Borrani, Picasso, Modigliani, Dalì.

Lo incontro sulle colline di Crespina (Pisa) dove, passando da una stanza all’altra della sua casa museo, mi conduce in un indimenticabile viaggio attraverso la sua collezione di quadri appoggiati ovunque che, dall’ovunque di un emozionante caos, sembrano osservarmi.

In un crescendo di meraviglie la testa si spegne, il cuore si espande come una funzione che tende all’infinito e io mi ritrovo immersa in uno stato di grazia.

Perseguitato da cause legali (sempre vinte) per aver difeso la verità sull’arte, Carlo Pepi è un personaggio scomodo. Alcuni esempi: al Palazzo dei Papi di Viterbo dichiarò falsa l’intera mostra su Modigliani provocandone l’immediato sequestro, idem al Palazzo Ducale di Genova quando venne processato per aver attestato la presenza di una ventina di opere non dell’artista. «Modigliani? Ha prodotto più da morto che da vivo» afferma.

Alla mostra Ribera di Napoli, per capire il personaggio, Carlo si offrì, viste le numerose opere contraffatte da lui denunciate, di far da guida ai visitatori per mostrare loro la differenza fra quadri autentici e non.

È falso anche il crocifisso attribuito a Michelangelo acquistato dallo Stato per oltre 3 milioni di euro e, post restauro, l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci a Milano.

L’avete capito, Carlo ama l’arte incondizionatamente; in lui non c’è alcuno scopo di lucro, ma solo l’inarrestabile passione e coerenza di chi si nutre d’eternità. 

Grazie Carlo! L’integrità e l’energia del tuo indomito correre fra i fili d’oro della vita, nonostante il nero svolazzare dei corvi, mi hanno regalato pennellate indelebili di bellezza.

   
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