C'È SEMPRE UN PUNTO BIANCO ANCHE NEL DOLORE

Quel giorno, passando davanti al Duomo di Firenze, a Giacomo venne voglia di visitarlo, ma non certo pagando. Scoprì che era possibile entrate gratis solo nella zona riservata alle confessioni.

Il giovane non era mai andato a messa e, in quel periodo, ce l’aveva con tutti, in primis con sua moglie che era morta da due mesi lasciandolo solo con un bambino di 9 anni, poi con il mondo che sembrava non far caso ai drammi umani, infine con Dio che permetteva simili atrocità.

Non ci pensò due volte: «Almeno un angolo della Cattedrale me lo vedo» si disse varcando il portone di Santa Maria del Fiore, un tempo la chiesa più grande del mondo, e dirigendosi nella zona dei confessionali.

Subito la rabbia gli montò dentro nel vedere una donna in lacrime uscire da una bussola di legno; il desiderio di dirne 4 a quel sacerdote si fece pressante e, svelto, si accomodò di fronte alla grata.

Una voce melliflua lo sorprese. Non solo. Il gentilissimo sacerdote, dopo le preghiere di rito, iniziò a magnificare la perfezione della creazione dicendo: «Gioisci fratello caro, gioisci! La vita è un dono»

Giacomo rispose secco: «Veramente ho solo voglia di bestemmiare».

La reazione del prete lo spiazzò: «E allora bestemmia! Butta fuori la rabbia che hai e, quando l’avrai espulsa tutta, scoprirai cosa resta e cosa c’è sempre stato dentro di te. Ti stupirai. Quel che hai dentro, Chi tu realmente sei, non è rabbia, ma gioia».

Giacomo dovette aspettare 3 mesi, cadere da una scala e rompersi il collo del femore prima di comprendere quelle parole.

Quando gli venne diagnosticata la frattura, rifiutò sia il ricovero sia l’operazione e decise di attendere la guarigione stando immobile a letto.

Per sua fortuna, trovò un medico che acconsentì a seguirlo a casa. Racconta: «Nella mia camera ero solo con il mio patire ed è stato lì che ho appreso la lezione; il fisico ha un dolore reale impossibile da togliere, quel che si può fare è solo attendere che, giorno dopo giorno, diminuisca.

Nel frattempo è importante dirigere la mente da un’altra parte perché se si sta focalizzati sul male, questo si acuisce.

Quindi: la sofferenza fisica non è evitabile, ma quella mentale sì perché il dolore della psiche può essere reale solo se io faccio, di quella realtà, la mia realtà».

Il giovane uomo si incendia: «E non è tutto. Io volevo bestemmiare, il prete mi diceva “gioisci” e io non capivo finché il femore rotto non mi ha fatto vedere che, quando sono nel buio più totale, c’è sempre in me un 1% di luce che, se voglio, posso attivare. Dirigere l’attenzione non al dolore fisico, ma a qualcosa di piacevole, dà voce a quel’1%.

D’altronde ognuno di noi è come il simbolo del Tao che, con un cerchio metà bianco con un punto nero, e metà nero con un punto bianco, raffigura la realtà di tutte le cose».

 Giacomo sorride e io con lui osservando la Bellezza della Vita che utilizza persino l’espediente dell’ingresso gratuito in chiesa, per mostrarci il nostro essere, sempre e comunque, sfere luminose pulsanti di gioia.

Fra una frattura e la voglia di "fare a botte”, cerchiamo di ricordarci che quel puntino bianco esiste e che usarlo come tunnel d’uscita da quel che ci fa male, dipende da noi.

 

#18settembre2021
#GiornaleDiBrescia


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