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E SE LA MORTE FOSSE UN PREMIO PER CHI SE NE VA?
Ci sono persone che sono in questo mondo, ma non sono di questo mondo. Quando le si incontra ce ne si accorge indugiando per qualche secondo nel loro sguardo. Quel che si percepisce è una melodia gentile, discreta, compassionevole, silenziosa, che manifesta le molteplici sfumature dell’Amore.
Tu, Umberto, eri e sei Amore. Scrivo di te al presente perché chi ama ha vinto la morte e i 36 anni del passaggio terreno di un Angelo, sono una magnifica testimonianza per noi che siamo ancora qui a giocarci la partita.
Mi chiedo come ti sia trovato tu, Essere di Luce, sul nostro Pianeta.
Ti osservo: non sprechi parole, fai il tuo dovere con il sorriso e conosci solo il linguaggio del cuore, quello che arriva immediato a tutti gli altri cuori. Non solo. Ricevi favori senza mai importi e, irradiando il tuo splendore, conquisti il prossimo con il silenzio e la pace che la tua presenza emana.
Sul lavoro, quando c’è un guasto, non sprechi energie in lamentele o invettive ma, semplicemente, ti scervelli, chiedi consigli e, con pazienza e determinazione, ti adoperi per risolvere il problema.
Per gli amici sei un punto di riferimento perché, conoscendo la tua riservatezza, si confidano con te e, se sono nei guai, possono sempre contare sulla tua discreta presenza che offre loro un letto per dormire o un piatto di pasta.
Ho notato che non ostenti mai la tua agiatezza, ma condividi le cose belle che hai con gli altri come se niente fosse veramente tuo, e come se ogni bene fosse a beneficio di tutti.
Mi piace vedere come godi della vita anche facendo sport solo per divertirti, e mai per cercare di vincere attraverso la perdita altrui.
Conservi nel tuo portafoglio la foto del nonno Dante arrivato dal Molise nel 1947, all’età di vent’anni, con una valigia di cartone e una montagna di forza di volontà e amorevolezza, doni che sono rimasti indelebili in voi nipoti, almeno quanto le mitiche spaghettate in quel di Bagolino.
Poi, Umberto, c’è anche l’altro lato della medaglia: l’Amore incarnato in un corpo, così come gioisce della Creazione, altrettanto soffre per l’estrema sensibilità che lo rende partecipe dell’altrui patire.
Lo si percepisce, ancora una volta, dal tuo sguardo profondo, velato di tristezza.
La domanda che viene da porsi è: può essere vista anche come un premio, la morte, per chi lascia questo mondo dopo aver portato a termine la propria missione d’amore?
«Umberto era nel pieno della sua realizzazione - dice tuo padre Enzo - ma era come se non fosse fatto per vivere in questo mondo. Lui qui non stava bene.
Non lo diceva, ma si vedeva che soffriva per tutto. Era cupo e, a volte, mi dico che, forse… per lui… sia stato meglio che se ne sia andato. È folle pensarlo, ma crederlo attenua per qualche istante la morsa del dolore che, dal 19 giugno, non dà tregua né a me né ai miei familiari».
Trovo grandissime queste parole di Enzo che riverberano l’effetto che il tuo amore autentico ha lasciato.
Grazie, Umberto caro, per aver calpestato i sentieri gardesani della vita donando il tuo sorriso a chiunque incontrassi.
Continuerai a esistere in ogni nostro gesto d’amore e ad essere un meraviglioso specchio di quella luce che tutti abbiamo dentro e che, seguendo il tuo semplice esempio, potremo a nostra volta diffondere.
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Didascalia immagine: Umberto Garzarella morto il 19 giugno 2021 a Salò (BS) in un tragico incidente nautico
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Grazie Umberto per avermi dettato queste parole. È stato per me un onore mettere le mie dita al servizio della potenza del tuo Amore. Commossa ringrazio.
#2ottobre2021
#GiornaleDiBrescia
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