TENERSI STRETTA LA PARTE MIGLIORE DI SÈ

È sera. Madre e figlia sono in cucina. La giovane è seduta al tavolo mentre la donna cucina cantando. «Puoi smetterla di canticchiare quella canzone? Cosa c’è che non va in te?» impreca Cheryl, la ragazza.

«Non lo so. Cosa ti disturba? - risponde Anne - Io sono felice e chi è felice canta».

«Perché sei felice? Non abbiamo niente, mamma, niente!».

«Beh, siamo ricche d’amore» afferma sorridente la donna.

«Oh, per favore, non ricominciare con questa storia! Facciamo entrambe le cameriere a tempo pieno» urla Cheryl.

«Siamo anche studentesse».

«E avremo mutui da pagare per tutta la vita! Questa casa sta cadendo a pezzi. È tutto sulle tue spalle perché hai sposato una carogna alcolizzata violenta, e quando torno a casa, tu canti? Quale parte ti sfugge della realtà?»

«Non me ne sfugge nessuna, credimi. Ma che cosa devo fare? Cheryl, se c'è una cosa che vorrei insegnarti, è a cercare la tua parte migliore e, quando l’avrai trovata, a tenertela stretta per tutta la vita».

«È questa la tua parte migliore?» chiede la giovane.

«Ci provo, almeno. Rimpiango di aver sposato una carogna alcolizzata e violenta? No, neanche per un secondo! Perché ho avuto te e tuo fratello. Io la vedo così. Non è facile, ma ne vale la pena. Ci sono stati momenti molto peggiori di questo. Puoi lasciarti abbattere, certo, ma io… non lo so. Io voglio vivere».

Questo dialogo, tratto dal film “Wild”, mi ha molto colpito. E deliziato. Vedere una donna come Anne che indossa ogni giorno il suo essere ricca d’amore, è pura meraviglia.

E non stiamo parlando di una principessa incontrata nelle favole, ma di una persona con problemi pratici, una che è stata picchiata, che si è ritrovata più volte con i bimbi a scappare in piena notte per fuggire la furia alcolizzata del marito, una che a 45 anni va a scuola perché prima non ha potuto e che, mentre sgobba da mattina a sera, continua ad apprezzare la quotidianità in tutte le sue sfumature. Una stella che, nonostante tutto, risplende.

Non la si vede mai triste, nel film, ma sempre positiva anche nei frangenti più drammatici.«Io voglio vivere» dice.

Ed è una storia vera. 

E noi? Abbiamo mai cercato la nostra parte migliore, quella in grado di facilitare e illuminare la nostra e altrui esistenza? A cosa ci servono i talenti se, invece di farli fruttificare, li imprigioniamo e facciamo ammuffire negli scantinati dei rimpianti?

In una situazione come quella del film, la donna avrebbe avuto tutte le ragioni per essere arrabbiata o depressa, invece no. Anne sceglie scientemente di manifestare il suo lato più bello, quello che abita in lei come in ognuno di noi, quello che può farci sorridere anche mentre facciamo fatica o siamo tempestati di guai, quello che ci ricorda che la felicità interiore è una nostra dotazione di base. 

In definitiva, Anne legge gli eventi alla luce della ricchezza d’amore che le brilla dentro così da fare, delle sue giornate, un distillato di gioia perché, ci ricorda Gibran, i più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.

#23ottobre2021
#GiornaleDiBrescia


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