PRIMA D'ENTRARE NELLA NOSTRA VITA HANNO BUSSATO

Arturo e Lisa stanno utilizzando un’applicazione per valutare il loro amore. L’esito del test è sfavorevole e Arturo viene lasciato. Subito. Lo stesso Arturo che, nell’azienda per la quale lavora, ha creato un algoritmo per individuare il personale non più necessario, è il primo a essere licenziato.

L’unico posto che l’over 40 trova è come corriere in bicicletta con paga da fame, impiego che riesce a sopportare grazie all’aiuto che riceve da una App (gratis per un mese) in grado di dar vita all’ologramma della sua partner ideale; l’uomo incontra così Stella, una ragazza in carne e ossa (proiettata virtualmente dal telefonino), che conosce intimamente Arturo grazie alle informazioni da lui stesso messe in rete.

Fra i due scocca l’amore ma, allo scadere del mese, l’App consente il prosieguo dell’idillio solo in cambio del pagamento di un canone oneroso.

Sulla scena di queste vicende raccontate da Pif in un film dell’anno scorso, assistiamo alla deriva della tecnologia che agisce scollegata dal cuore e che ci spinge prima ad affidarci a lei per facilitarci la vita, poi a diventarne dipendenti, infine a metterla addirittura al comando permettendole di decidere al posto nostro.

Possibile? Sì, quando si perde di vista il proprio valore e quando a perderlo è la quasi totalità del genere umano, trasformatasi in un esercito di ubbidienti uomini macchina.

“Un domani le cose potrebbero essere peggiori di questo, e poi ancora peggio e peggio - si dice nel film - Quando avverrà, perché avverrà, noi che tutto questo peggio l’abbiamo visto crescere, ci chiederemo: che cosa abbiamo fatto per arginarlo? E sai cosa ci risponderemo? E noi come st***zi rimanemmo a guardare”.

Quest’ultima frase è il titolo della pellicola che, sul finire, innanzi ad un tentativo di ribellione, fa piovere dal ponte di comando le considerazioni ineluttabili di chi sta ai vertici del sistema:

“Pensano di essersi liberati di noi, ma sappiamo già quale compagnia aerea sceglieranno per tornare a casa e chi contatteranno una volta tornati nel loro paese. Sappiamo di cosa hanno bisogno per essere felici e per essere tristi, perché conosciamo tutte le loro paure e, se non le hanno, sappiamo come procurargliele. Noi sappiamo e sapremo sempre tutto di loro”.

E rivolgendosi ad ognuno di noi, il glaciale figuro conclude: “Non siamo ladri. Prima di entrare nella vostra vita abbiamo bussato, vi abbiamo chiesto se volevate condividerla con noi, e voi avete scelto di metterla nelle nostre mani. Grazie a voi abbiamo costruito un impero, siamo diventati milionari, davvero pensate che proprio adesso vorremmo fermarci?” 

Mi viene in mente Marvin Lee Minsky, un informatico specializzato nel campo dell'intelligenza artificiale, che diceva che se i computer avessero controllato totalmente le nostre vite, avremmo potuto raggiungere il punto di non ritorno diventando dei sopravvissuti alla loro tolleranza e, se fortunati, gli stessi pc avrebbero anche potuto decidere di tenerci. Come animali.

Deve per forza succedere? No di certo. I pc potranno anche fare il lavoro di molte persone, ma non potranno mai sostituirsi al genio creativo dell’uomo. E noi, tutti, siamo unici e straordinari. Siamo cuori, non macchine. Non scordiamocelo mai.

 

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#23luglio2022
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