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QUANDO ANCHE LA LUNA NON HA LE BRACCIA
«Perché non ho le braccia?» chiede la piccola Simona alla madre.
«Siamo tutti diversi, tesoro mio. Tu hai i capelli lunghi, tua sorella corti, qualcuno è alto, qualcuno basso, tu non hai le braccia, mentre altri le hanno» risponde la donna tranquillizzando in questo modo la figlioletta che, anni dopo, comprendendo la sua condizione, dirà:
«C’era un girasole vicino al cancello di casa che non si è mai stancato di seguire il sole, valicando con il suo capo le inferriate. Quel seme che prima aveva rotto la terra e poi cercato la luce oltre i confini del giardino, pur restando all’interno delle sbarre, mi rappresentava alla perfezione».
Osservo Simona Atzori dipingere con i piedi seduta su di un tavolo. Il suo sorriso è contagioso. La sua bellezza riempie la notte estiva. E riempie me.
Nata con il sogno di diventare pittrice e ballerina, Simona è la prova vivente di quanto i limiti siano negli occhi di chi guarda, limiti che i suoi genitori non avevano tanto’è che la piccola ha iniziato a dipingere a 4 anni e a danzare a 6, utilizzando le sue passioni artistiche, oltre che per divertirsi, per trasformare gli sguardi da ‘poverina’ in sguardi di ammirazione.
Dice: «I sogni non sono mete possibili, ma il motore che ci fa sentire vivi. Non importa se talvolta non li realizziamo, perché sono comunque esperienze di crescita. I sogni, diceva Walt Disney, sono desideri di felicità».
Allegra, estroversa e molto birichina, incappa nel suo primo trauma in un pomeriggio d’inverno quando, in un corridoio gelido dell’oratorio «…udii una persona dire che nell’aula c’era una bambina handicappata. Il mio cuore sussultò. Conoscevo quella parola, ma non certo riferita a me. Ero io l’handicappata? E perché non gli altri?
Per la prima volta mi resi conto che il mondo mi vedeva diversamente, anche se io ero sempre la stessa».
Simona cresce e sperimenta via via che noi non siamo il nostro involucro, ma ciò che l'involucro contiene, che ogni evento può trasformarsi in un’avventura e che ogni esperienza dolorosa può diventare meno dolorosa, se si conserva la fiducia nell'esistenza e negli altri.
Di nascita in rinascita, grazie alla magistrale levatura di mamma e papà, Simona riesce a raggiungere la vetta più alta, quella della gioia che, a differenza della felicità, non dipende da fattori esterni perché è uno stato dell’essere.
«Quello che sono e creo nella mia vita è unico - dice mentre si porta con le sue mani basse un calice d’acqua alla bocca - Siamo tutti unici. Non ci sarà mai un duplicato.
Dovremmo essere così pieni del fare della nostra vita un capolavoro, diceva Wojtyla, da non sprecare tempo in gesti che non servono a niente, come guardare gli altri. Siamo tutti in divenire e più rimaniamo fermi ad una forma, più proviamo dolore e fatica perché, in realtà, mutiamo ogni istante, come la luna».
È a questo punto della serata che, mentre mi chiedo cosa sia che ci fa additare una differenza fisica e non l’aridità di certi cuori, Simona ci mostra il bellissimo disegno che ha ultimato davanti ai nostri occhi, illustrandocelo: «Eccomi seduta nella luna a dialogare con lei. Avete notato? Anche la luna è senza braccia. Come me».
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#30luglio2022
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